E’ il luogo dove il tessuto è materia prima dell’artista, come fosse un colore o un elemento da reinventare per creare costumi capaci di evocare più che di citare. Una connotazione che nasce fin dall’inizio, grazie al legame con uno tra i più geniali costumisti italiani: Danilo Donati.

La sartoria Farani nasce all’inizio degli anni 60 a Viale Mazzini: zona strategica per la vicinanza con gli studi RAI che all’epoca producevano storici sceneggiati in costume, balletti per il varietà del sabato sera come Canzonissima e Studio 1, e molto, molto altro ancora. Prima di aprire la sua Sartoria, Piero Farani lavorava nella Sartoria Annamode, nella quale era stato introdotto da Danilo Donati, astro nascente tra i costumisti italiani, oltre ai già affermati Piero Gherardi e Piero Tosi. Erano i favolosi anni 60, gli anni del boom economico, e il nostro cinema stava attraversando l’apice di un periodo straordinario che era nato con il neorealismo e si era poi sviluppato nella commedia all’italiana.

Donati aveva appena girato “La grande guerra”, con la regia di Monicelli, e si apprestava a iniziare una collaborazione entusiasmante e continua con Pasolini; quando Farani decide di mettersi in proprio, naturalmente, si assicura l’appoggio dell’amico costumista: nasce così, nel settembre del 1962, la sartoria Farani. Donati collaborerà abitualmente anche con Fellini, Zeffirelli, e Benigni, negli ultimi anni della sua carriera. La sartoria lavora molto anche per il teatro e la lirica, nei teatri più importanti del mondo e i clienti abituali sono Ezio Frigerio, Lele Luzzati, Andrea Viotti, Mauro Pagano, Franca Squarciapino e molti altri.

Oggi, compiuti i 60 anni, la sartoria gestisce un magazzino costumi con oltre 30.000 pezzi e altrettanti cappelli, accessori, mantelli, etc. Proprio dalla collaborazione con Donati, inventore della “materia”, nasce la fama di sartoria “strana”, di sartoria che usa anche la colla e che stravolge i tessuti, cambiandone la funzione originale. L’elenco dei costumi realizzati per il cinema è lunghissimo: oltre ai 2 Oscar vinti da Donati per “Romeo e Giulietta” (1969) di Zeffirelli e per “Casanova” di Fellini (1977), ci piace ricordare “Barbarella”, uno dei primi film tratti dal mondo dei fumetti, ad essere entrato nella storia del costume. Recente è la collaborazione con Colleen Atwood, vincitrice di quattro premi Oscar per i costumi e abituale collaboratrice di Tim Burton.

Dal 1982 a Farani si affianca Luigi Piccolo, che dirige la sartoria dal 1997, anno della scomparsa del fondatore. Pur continuando la tradizione dell’invenzione delle materie, Piccolo vira verso una ricostruzione filologica del costume. A lui, dal 1997, si affianca Lina Cardone, che oggi si occupa dell’organizzazione e gestione del laboratorio artigiano. Partendo da un piccolo fondo di circa 50 pezzi che trova in sartoria, Piccolo ha collezionato, in quasi 40 anni di attività, oltre 1300 abiti autentici, che vanno dalla metà del 700 alle collezioni di alta moda degli anni 60: una collezione privata i cui abiti vengono usati, solo zed esclusivamente, per copiarne i modelli. Nella collezione privata ci sono anche riviste di moda, rigorosamente rilegate in annuari, come si faceva una volta, che vanno dal 1864 fino ai Vogue internazionali degli anni 70. Si contano inoltre più i 150 pezzi di biancheria originale, compresi bustini steccati, molta merceria autentica, 2 bauli colmi di piume da cappello, la statua di una santa sconosciuta della fine del ‘600, un ricamo double face a mano dei primi del ’700 e molto altro.